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Vi racconto #1: Vasco Rossi - L’uomo dei record e delle emozioni (San Siro - 20 Giugno 2024)

Primo articolo della rubrica "Vi racconto..." in cui mi occuperò di musica, arte, cinema, spettacolo, storia e letteratura. Si parte con Vasco e le emozioni dell'ultima delle 7 date a San Siro!

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photo by Piero Paravidino


Non avevo mai visto San Siro, se non da fuori. Avevo già vissuto l'emozione di un concerto di Vasco Rossi, sia da vicino che da lontano: dai DVD consumati per la passione, fino alla stretta di mano tremante d'emozione a Castellaneta. Quando le luci di San Siro si spengono, è come finalmente abbandonarsi al sonno tanto atteso in una notte carica di pensieri. È il sonno dei sogni, della pace.


Mi sono guardato attorno mille volte, cercando di orientarmi. Solo il pensiero di calpestare lo stesso prato calcato dai giocatori del mio Milan mi ha riempito di un senso di responsabilità indescrivibile. Gli spalti erano gremiti. Dopo sette serate, erano ancora pieni; non di quei sold out fasulli di cui tanti artisti italiani si vantano. Era un sold out autentico.


L'atmosfera di un concerto di Vasco è quella di una festa che non vedi l'ora di celebrare. È come il Natale in famiglia o il Capodanno tra amici. Ai suoi concerti si è tutti uniti da un unico padre spirituale. Si diventa tutti un po’ figli di Vasco. Chiacchieri con sconosciuti, brindi con chiunque e abbracci nuove amicizie; magari baci appassionatamente una sconosciuta che, senza saperlo, diventerà l’amore della tua vita. È un momento di culto, di libertà e di pura felicità. È l’istante perfetto in cui, dal vivo, ho visto tante persone dirsi di sì, pronte a vivere una vita insieme, con una colonna sonora che suggella quell'attimo per sempre, come in una scena di un film romantico senza tempo.


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È l’emancipazione femminile allo stato puro. Vasco racconta le donne come nessun altro, cogliendone l’essenza più autentica. Ogni donna si sente rappresentata da lui e si fida ciecamente, al punto da concedersi in un rito che, durante "Rewind", esprime libertà, ribellione, coraggio e forza.


Quando Vasco sale sul palco, la sua età svanisce. Lo vedi salire su una pedana e le sue mani avvolgono lo stadio immenso come in un abbraccio. Corre da una parte all’altra del palco su “Bollicine”, si accascia sull’asta del microfono, quasi in lacrime, su “Gli angeli”, e critica i potenti con furia e senza pietà nel potente trittico iniziale di “Blasco”, “Asilo Republic” e “Gli spari sopra”.


La scaletta è un tripudio di emozioni contrastanti. Il batticuore iniziale apre il concerto e accompagna ogni canzone dall’inizio alla fine. Su “Ridere di te”, “Incredibile romantica”, “Il mondo che vorrei”, “Jenny è pazza” e “Dillo alla luna” è impossibile trattenersi.


Non è per tutti questa scaletta, ne sono consapevole; ma Vasco fa tour ogni anno e il ricambio è necessario. Le sue scelte sono sempre azzeccate, soprattutto quando il maestro Vince Pastano riarrangia le canzoni più vecchie e storiche, quelle che i fan dell’ultima ora purtroppo non hanno mai ascoltato. Molti lamentano le mancanze di brani come “Ogni volta”, “Senza parole”, “Una canzone per te”, “Stupendo”. Posso capire, ma solo fino a un certo punto. Dopo migliaia di concerti e 18 dischi in studio, Vasco si prende la libertà di scegliere canzoni mai riproposte. Ed è un bene: sono piccoli capolavori da riscoprire. Se non le si conosce, il concerto è l’occasione per impararle.


Il record che Vasco ha battuto ieri sera è quello di 7 date consecutive nello Stadio di San Siro. Arriva a 36 date dal 1990, primo italiano ad esibirsi nella struttura con i tre anelli. Il record precedente? Sempre di Vasco Rossi. Ormai batte i suoi stessi record.


Io questo non potevo assolutamente perderlo. Non so chi, dal cielo, mi abbia permesso di trovare i biglietti desiderati all’ultimo minuto. So solo che urlare quelle canzoni in uno stadio splendido come San Siro, unico in Italia per la sua avvolgente conformazione, mi ha fatto bene al cuore. Non si è mai soli con Vasco. Per me è un compagno di vita che ringrazierò sempre; e scusate se ho utilizzato troppa retorica, edulcorazione o iperboli. Ma è quello che sento: un fortissimo senso di gratitudine e felicità!


Grazie, Vasco, per dirci ogni volta che siamo bellissimi, i più belli. Grazie per dirci ogni volta che ce la faremo. Grazie, perché ci spingi a vivere ogni giorno “senza rimpianto”!


P.S. Proclamiamo Stef Burns “Patrimonio dell’Umanità”. È una risorsa da proteggere: un chitarrista che non suona con le mani, ma con l’anima.


Andrea Vena


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