Francesco Petrarca e Samuele Bersani: così lontani, così vicini!
- Andrea Vena
- 18 apr 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Un affascinante dialogo tra le liriche petrarchesche e le note di Samuele Bersani che svela connessioni sorprendenti e emozionanti!

Nel tumulto delle parole, l'amore è stato, e continuerà ad essere, un argomento trattato con ampiezza da ogni forma d’arte nel tempo. Viviamo in un'epoca di rapidi movimenti, dove tutto sembra muoversi rapidamente, alla velocità dei treni Frecciarossa che attraversano la stazione di Bologna: talvolta in ritardo, talvolta in orario, lasciando poche alternative se non di salire o restare a terra, spesso senza nemmeno accorgersene. In questa corsa incessante, la musica e la poesia si ritrovano a procedere ancora più rapidamente. È forse proprio in questa frenetica accelerazione che la poesia, almeno nel contesto musicale, sembra smarrita, in cerca delle parole giuste per suscitare emozioni e riflessioni contrastanti.
Quando Francesco Petrarca si avventurò nella scrittura del suo "Canzoniere", era un giovane tormentato, afflitto, soprattutto, dall'amore per una donna irraggiungibile. Quel venerdì santo del 1327, difatti, l’arco di Amore, scoccò una freccia che colpì solamente il poeta. Laura, così si chiamava quella bellissima donna il cui nome evoca bellezza e inaccessibilità, con cui più volte i suoi occhi si incrociarono, da quelle frecce non fu nemmeno sfiorata. Inizia dunque una lunghissima disamina sull’amore che turba, che fa male, che viene benedetto e maledetto insieme, in cui il poeta si confronta con la propria fragilità, come una nave senza nocchiero alla deriva, persa in un mare di incertezze e paure. Il Canzoniere nasce dunque per riordinare i frammenti dell’animo di un uomo che è devastato dall’amore. Ogni componimento rappresenta un tassello prezioso nella complessa opera letteraria di Petrarca, un'esposizione sincera e a tratti angosciosa del suo mondo interiore. La lotta tra passato e presente, tra desiderio e realtà, permea ogni pagina, rivelando una profonda contraddizione interiore. L’amore, ma soprattutto l’essersi perso in una selva oscura, dalla quale a differenza di Dante, Petrarca non riuscirà ad uscire, creerà in lui una ulteriore sensazione asfissiante: la paura dell’incombenza della morte e dunque del passare inesorabile del tempo.
Petrarca impiegò tantissimi anni (verosimilmente dal 1336 al 1373-74) per terminare il suo capolavoro. Di certo Francesco era esageratamente puntiglioso in ciò che faceva e di sicuro i tempi erano particolarmente diversi. Eppure, oggi, in un momento in cui l’industria musicale, vede uscire singoli e dischi come se si stesse sfornando il pane ogni mattina, sette lunghi anni impiega Samuele Bersani, per dar vita a un nuovo disco, uscito nel 2020: "Cinema Samuele", un moderno canzoniere, in cui ogni canzone risulta essere un racconto vivo, palpabile. E così, come il poeta rinascimentale dedicò anni alla creazione del suo Canzoniere, così Samuele ha forgiato il suo "Cinema" con la stessa dedizione, con lo stesso desiderio di catturare l'essenza della vita e delle emozioni umane. Nell'attesa e nella riflessione, entrambi hanno trovato la chiave per rendere le loro opere autentiche, vere, capaci di toccare le corde più profonde dell'animo umano.
In questo capolavoro tra le molte sale cinematografiche che mi hanno rapito, c'è una canzone che si distingue: "Il tuo ricordo". Potrebbe sembrare strano, ma fidatevi, c'è una profondità in questo accostamento. Il passato è come un'ombra persistente “incollata ai gomiti”, un compagno oscuro che ci insegue ovunque, pronto a risvegliarsi nei momenti più impensati. Diventa il padrone della nostra mente, entrando senza invito, “senza biglietto” in quel reticolo di protezione che abbiamo creato, trovando sempre un varco aperto.
Il tuo ricordo trova un buco nella rete
Si infila dentro il mio cervello e fa il padrone
Il tuo ricordo quando arriva ha fame e sete
E quel poco equilibrio che ho si disintegra
Le parole di Bersani, mi hanno fatto riflettere su come il ricordo di Laura, nell'opera di Petrarca, frantumi il poeta.
Già nel primo sonetto del "Canzoniere" troviamo un duello tra il passato e il presente, una lotta che permea l'intera opera. Le scelte del passato, l'amore per Laura, vengono viste dal poeta come un “giovenile errore”, fonte di rabbia, vergogna e pentimento. Eppure, nonostante la sua incessante ricerca di fuga dall'amore, questo lo perseguita (Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so ch’Amor non venga sempre ragionando con meco, et io co llui), proprio come il ricordo di Laura, raccontato con intimità e familiarità nei versi petrarcheschi.
Quando Bersani definisce il passato come una droga che non ha intenzione di prendere, come un’entità che “citofona ancora, aspettandosi di farmi scendere; con il richiamo di ieri; con il tono di voce di un angelo e impigliato tra i fili” sta inconsapevolmente e spaventosamente avvicinandosi sempre più alla concezione petrarchesca.
Il passato diventa così tanto peccaminoso quanto paradisiaco, tanto diabolico quanto angelico. Ogni aspetto di Laura è descritto con tale riverenza che sembra quasi divino, a tal punto che il poeta afferma: “Costei per fermo nacque in paradiso”, anche se questa rappresentazione non porta a una rivelazione epifanica. Questo ricordo, questo amore, porta il poeta al delirio, lo fa dimenticare di sé stesso, lo divide dalla realtà. Il passato, con il suo richiamo persistente, continua a influenzare il poeta anche quando è ormai vecchio, quando si ritrova dinanzi a quello specchio “fidato”, che non può che rivelargli la realtà. Ogni segno, sia fisico che spirituale, gli rivela che il tempo non si ferma per nessuno, e che la sua ultima stagione è giunta.
La vita, come un fiume impetuoso, scorre veloce e nessuno può fermarla. Nessuno può rivivere i giorni passati, né nascere due volte. È un simbolo di rinascita apparente, di presa di coscienza. Petrarca, con saggezza, riconosce, quelli che Bersani chiama i “tranelli e le trappole” del perdersi nei ricordi e nei rimpianti. Nel momento in cui il passato dichiara di “essere pronto ad una sfida sul limite”, quando mostra i denti al presente per “fargli paura”, quest’ultimo risponde a tono: “prepara la sua corsa e promette a sé stesso che arrivato al traguardo non avrà mai più nostalgia”.
Se Samuele chiude tutto il brano nella più difficile presa di coscienza, Petrarca a quella promessa o consapevolezza, non arriva mai. Anche di fronte allo specchio, sente l'eco misteriosa della voce di Laura, unica nel suo genere, che ha rubato la fama a tutte le altre donne. La vita, che “fugge, et non s’arresta una hora”, continua a tormentare il poeta con il ricordo del passato e l'attesa del futuro: è una lotta che ha il potere di disintegrare l'equilibrio interiore del poeta, lasciandolo solo come una nave senza stella polare, senza gli occhi della donna che ha amato e che ha causato il suo più grande tormento.
Così si intrecciano due epoche, due opere diverse ma legate indissolubilmente dalla vita dell'uomo, dai suoi sentimenti e dall'amore che permea ogni istante, unendo ognuno di noi nel passato, nel presente e nel futuro.
p.s. vi lascio, qui sotto, il duetto che ho realizzato (virtualmente) con Samuele su questo stupendo brano sperando un giorno di poter esaudire il sogno di cantarla insieme.
Andrea Vena







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