Silvestri – Fulminacci: specchi riflessi
- Andrea Vena
- 13 ott 2023
- Tempo di lettura: 2 min
di Andrea Vena

È da un po' che ci rifletto, questo lo dice il testo, ma anche io che ascolto. Ci rifletto da un pezzo a quanto questi due artisti siano simili, ma sopratutto l’uno (Silvestri) il mentore dell’altro (Fulminacci).
La conferma arriva dai dati biografici, assolutamente simmetrici, di un Silvestri vincitore della Targa Tenco nel ’94 come miglior album d’esordio e di un Fulminacci vincitore dello stesso premio, nella stessa categoria nel 2019. Un premio meritatissimo per entrambi che illumina la strada per una carriera sempre più lucente e piena di guizzi poetici sempre interessanti.
Quello tra Filippo Utinacci e Daniele Silvestri è un fil rouge che parte dalla città eterna, Roma, per arrivare a tante coincidenze e affinità elettive che oggi più che mai vengono a galla con L’uomo nello specchio nuovo singolo estratto da Disco X, l’ultima fatica discografica del Silvestri.
Ma dietro il brano che offre imponenti spunti di riflessione su noi stessi, sulla nostra essenza e sulla nostra tendenza al cambiamento che influenza le piccole situazioni quotidiane e la società tutta, spesso intriso di ipocrisia, che non da più certezze e che ci fa sentir sbagliati e a volte persi, c’è una scelta azzeccatissima di cantarla con una delle nuove leve del panorama musicale cantautorale italiano. Perché sarebbe riduttivo inserire Fulminacci nella marmaglia di artisti che oggi si presentano in talent show senza avere la contezza di ciò che realmente stanno facendo. Viviamo oggi un sovraccarico musicale, dovuto forse al fatto che non si entra più in punta di piedi nel mondo della musica, ma lo si fa violentemente a volte per fortuna, a volte per gioco ma quasi mai (più) per una urgenza di veicolare messaggi, per una voglia di dire qualcosa.
Quella urgenza io l’ho vista sin da subito in Fulminacci dalle ballate ai pezzi ironici e coraggiosi, da Al Giusto Momento a Filippo Leroy, passando da Borghese in borghese fino ad Un fatto tuo personale; ed è la stessa linea di scrittura portata avanti con coerenza durante la sua carriera da Daniele Silvestri, forse mai apprezzato abbastanza, poetico, polemico e tagliente. Poeta moderno che tutti conoscono per Salirò (che è un pezzo fantastico s’intende, musicalmente e testualmente, con un messaggio potente di resilienza), ma pochi altri per L’uomo col megafono, Cohiba, Quali Alibi o Monetine.
I due artisti sono l’uno lo specchio dell’altro, sembrano essere amici di sempre, immagine riflessa. Mi piace pensarla come un passaggio di testimone, una staffetta che consegna al giovane Fulminacci, un po' fuori dal tempo, dagli schemi e dalle mode, l’arduo compito di portare avanti la musica d’autore italiana oggi purtroppo sempre più messa da parte.







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