Perchè Sanremo è Sanremo: ciò che rende italiani gli italiani!
- Andrea Vena
- 5 feb 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Puntata 0 di una serie di articoli dedicati alla "Settimana Santa" di Sanremo.

Cos’è che rende italiani gli italiani? Il cibo, la pasta, la pizza, il calcio, il mandolino? Sicuramente sì, non c’è dubbio; ma io credo che ciò che riesce a scatenare la musica italiana, in ogni italiano, è capace di risvegliare ogni forma di patriottismo. Non azzardo se dico che siamo forse i più poetici nello scrivere canzoni d’amore, taglienti nel parlare di temi sociali o melodicamente perfetti nel trovare le giuste note, per toccare le corde più profonde dei cuori del mondo. Non è un caso se Domenico Modugno, nel 1958, con le braccia spalancate come ali, spiccò il volo verso gli USA, e lì divenne primo in classifica per 5 settimane di fila, con la sua “Nel blu dipinto di blu”.
Ciò che più ci rende italiani, ma non solo come cittadini di un paese geograficamente circoscritto, ma guardando ad un concetto più ampio, all’anima italiana sostanzialmente, è la bellezza di vedersi tutti riuniti intorno ad un televisore per il Festival di Sanremo. In tanti non esitano a definire la settimana che è appena incominciata, come “settimana santa”. È quasi un rito canonico Sanremo, una cosa di cui non si può fare a meno, esagerando, una liturgia a cui assistere in religioso silenzio. Religioso silenzio, che dura solo per le prime due serate, in cui vanno capite, memorizzate e assimilate le canzoni in gara. Poi diventa una sorta di karaoke collettivo: alla mattina accendi la radio, in macchina, e non c’è altro se non Sanremo; alla TV solo collegamenti con l’Ariston; Mediaset blocca qualsiasi programmazione che sia la Vergine Santissima Maria De Filippi, il buon Paolo Bonolis, e addirittura la principessa Toffanin. Non esiste nient’altro se non Sanremo.

Vaglielo a spiegare agli altri cosa significa aspettare il TG per i cantanti in gara, la scenografia, il TV Sorrisi e Canzoni con i testi in anteprima, questa nuova diabolica invenzione del Fantasanremo (che ci costringe a stare attenti anche alle piccole minuzie), gli ospiti nazionali e internazionali, il caffè alle dieci di sera per non addormentarsi e quello la mattina dopo in cui assonnati, come zombie, dovremmo lavorare, studiare o anche semplicemente svegliarci dopo una nottata del genere.
Sanremo è sacrificio, e lo dico sicuramente sorridendo, ma non troppo. Sanremo va visto perché, al bar, al ristorante, nei pullman, al lavoro, i giorni successivi si parla solo di quello. E saresti escluso da mille discussioni sui look, le stonate, le farfalline, le gag, le gaffe e tutto ciò che ne deriva.
Sanremo è passione e musica, spettacolo e show e non è casuale se la sua preparazione impegna per mesi e mesi gli addetti ai lavori, e migliaia di persone che ci lavorano e che con Sanremo ci vivono.

Sanremo è Italia, e forse anche unicità. Non esiste una manifestazione che tiene uniti, abbracciati stretti milioni di Italiani come se stessero sotto lo stesso tetto. Ordinare una pizza, preparare una cena per 20, comprare birre e bevande come se fosse una festa. Sanremo è Sanremo, amicizia e spensieratezza. Sì perché per una settimana ogni cosa va via, anche ciò che di questo mondo vorremmo cancellare, anche se non si potrebbe. E non dico che per 5 giorni, dovremmo dimenticarci di quello che più logora la nostra società, come la guerra, i problemi politici ed economici che imperversano; ma certo, almeno in quelle cinque sere, ci è data la possibilità di svagare, di sognare, che tutto si possa risolvere con la musica, benedetta musica. Sanremo è anche questo: un’illusione, che come tutto finisce dopo pochi giorni, ma che lascia una scia indelebile, che si porta fino all’anno dopo, quando di nuovo, su divani e poltrone, saremo pronti a risederci, ritrovarci, cantare nuove canzoni, cancellare il male che c’è e, parafrasando i Negramaro, ricominciare tutto!
A domani, con Sanremo.
p.s. grazie per essere arrivati fin qui! Da domani pagelle e giudizi su questa pagina; aspetto i vostri nei commenti, sui social, sotto i post. Buon Sanremo.
Andrea Vena







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