Oppenheimer: per me una bomba!
- Andrea Vena
- 26 ago 2023
- Tempo di lettura: 5 min
I miei pensieri e le mie riflessioni sulla storia e la sua trascrizione in immagini nel nuovo capolavoro di Christopher Nolan: Oppenheimer. Un film che mi ha sconvolto poichè assurdamente travolgente e attuale. Un film che lascia a bocca aperta, quasi attoniti nel momento in cui ci mette di fronte a ciò che noi uomini con le nostre stesse mani possiamo creare.

Nel giorno della morte di Prigožin, durante un periodo buio per la stabilità mondiale, dati i conflitti sempre più aspri in atto (vedasi l’Ucraina) ho avuto la fortuna di andare al cinema a vedere il film più atteso dell’anno: Oppenheimer di Christopher Nolan. Il preambolo brevissimo sulla situazione mondiale odierna non è casuale poiché Oppenheimer, nonostante sia ambientato in un lasso temporale che può sembrarci davvero lontano, in realtà è un film attualissimo. I 180 minuti scritti e diretti magistralmente da Nolan, si prefissano di raccontare il periodo della vita di J. Robert Oppenheimer, riconosciuto dai più come il “padre della bomba atomica”, che va dal 1926 (gli studi e i contatti con i più grandi premi Nobel per la Fisica da Bohr, a Heisenberg, passando per il nostrano Enrico Fermi), fino al dopo guerra, il processo e la riabilitazione nel 1963. Esso è un periodo densissimo di avvenimenti storici fondamentali per la storia dell’uomo, motivo per cui il film potrebbe risultare particolarmente difficile, complesso da comprendere senza i dovuti riferimenti, senza una acquisizione di tutto quel bagaglio storico di cui si tratta. Si passa dall’avvento del comunismo, le citazioni nascoste al marxismo, l’invasione della Polonia, l’avvio della II Guerra Mondiale, la lotta agli armamenti, la volontà degli USA di arrivare prima di tutti alla creazione dell’atomica, e quindi il Progetto Manhattan, Truman, Potsdam, Hiroshima, Nagasaki e il Maccartismo.
Ma se potrebbe sembrare, da ciò che precedentemente ho affermato, quasi una pellicola al limite tra il film e il documentario, in realtà così non è. Nolan cerca di raccontare prima del profilo da fisico, il profilo umano di J. Robert Oppenheimer, aiutato dall’interpretazione splendida e devastante di Cillian Murphy. Negli occhi azzurri e penetranti che più volte ci guardano dallo schermo c’è l’essenza del film, l’essenza di un uomo che ha capito di essere “diventato la morte, il distruttore di mondi”. Un uomo che ha utilizzato le sue capacità inaudite, la sua genialità e intelligenza per creare un ordigno che avrebbe cambiato per sempre le sorti del mondo, l’andazzo di ogni guerra e di conseguenza anche ogni suo utilizzo da parte dei potenti. Perché la politica, la smania di potere e tutti quei potenti che hanno e ci stanno governando non hanno spiccate capacità etiche e morali. Sganciano una bomba disintegrando in polvere all’istante più di 210.000 persone innocenti ferendone altre 150.000, cancellando ogni cosa in un’area di circa dieci chilometri quadrati. Migliaia ne morirono sul colpo, altrettanti nei mesi successivi per le radiazioni.

Per cosa? Per terminare una guerra già quasi terminata, con i tedeschi ormai arresi, e i Giapponesi che di sicuro non si sarebbero arresi facilmente, ma che erano sull’orlo della disperazione, di fronte alla sconfitta certa e in preda al panico, visti i notevoli fallimenti anche della strategia terrificante dei Kamikaze che invece di avere effetti positivi, creò solamente ulteriori problemi facendo perdere nelle acque di Okinawa oltre 7 000 aerei affondando solo 34 navi nemiche e danneggiandone 25.
Da qui i sensi di colpa di Oppenheimer, la visione in ogni dove dei danni irreparabili causati, la constatazione di essere un Prometeo dei suoi giorni che ha consegnato agli uomini il fuoco e che venne incatenato ad una roccia e torturato per l’eternità. Sarà torturato dalle immagini di distruzione, da quei morti che lui stesso ha causato, chiudendo il film con uno scenario pressochè apocalittico che prefigura un mondo distrutto con le stesse mani dell'uomo. Oppenheimer è scrupoloso, forse troppo per la politica dell’epoca che guardava principalmente alla Guerra Fredda, alla volontà di sopraffare i Sovietici e che quindi non vedeva certo di buon occhio un uomo, un fisico, di rilevanza internazionale che potesse mettere i bastoni tra le ruote all'ulteriore sviluppo di armi nucleari, ivi compresa la bomba a idrogeno.
Inizia un processo, distruttivo per la persona, l’uomo, la mente di Oppenheimer, innamorato fin troppo della sua patria e fermamente convinto delle sue prerogative controcorrente rispetto a quelle americane. Il fisico viene messo alla gogna per il suo passato comunista, per la sua vita privata e la sua condotta. Ma in realtà questo processo dovrebbe far capire allo spettatore, quanto fosse freddamente spietato il sistema statunitense, quello che si prefissava di essere il modello democratico di eccellenza, ma che si ritrova a diventare l’apoteosi della censura, soprattutto durante il Maccartismo, la paura rossa e la conseguente esasperata repressione verso chi fosse ritenuto filo comunista e quindi sovversivo. La sua tragica vicenda serve sempre a ricordarci come il “sistema” possa spesso osteggiare il diritto, la libertà individuale e d'opinione.
I personaggi e i dialoghi sono scritti divinamente, e nonostante la grandissima presenza di attori super, iper, mega famosi il film non cade nell’essere una banalissima passerella con tappeto rosso per tanto ben di Dio di attori. Essi sono ognuno benissimo concatenato all’altro, benissimo inseriti in una storia complicatissima ma ben raccontata. I flussi temporali si intersecano armoniosamente, il bianco e nero aiuta alla comprensione della trama, così come il sonoro che rende fluttuante e movimentata una pellicola solo all’apparenza immobile e statica. Le musiche e di conseguenza l’intera colonna sonora sono un capolavoro indiscutibile. Il violino penetrante riecheggia nella sala, e provoca tensione, senso di smarrimento, una sensazione quasi indescrivibile e piena di pathos.

Le scene si susseguono, così come i nomi, i personaggi e le vicende al ritmo palpitante del cuore di un attento spettatore. Sì, perché per visionare Oppenheimer, bisognerebbe essere vigili, attenti poiché se si perde anche un piccolissimo frame, potrebbe essere tutto compromesso (motivo per il quale vi sconsiglio di andare al cinema per gli spettacoli serali AHAH).
Godete della scena del Trinity test perché è devastante e fatevi trasportare dal silenzio assordante dello sgancio, dalla luce che la bomba emana e dalle immagini stratosferiche. Rimarrete sbalorditi dall’orrore della conferenza in cui un Cillian Murphy iper – tormentato vedrà nei volti di chi lo applaude, nei sorrisi di chi esulta, nel rumore di quella sala, la tragedia dei morti di Hiroshima e Nagasaki, i loro volti dissolti in un secondo, i loro corpi inceneriti all’istante.

È un film travolgente, dissacrante, piacevolmente anti – americano (cosa che non guasta politicamente parlando) ma soprattutto tremendamente attuale: perché quella presunta possibilità che una detonazione atomica potesse innescare una reazione atmosferica a catena e distruggere il mondo, in realtà si è innescata davvero nel momento in cui l’uomo è diventato padrone di quell’arma.

p.s. Come detto i personaggi sono molteplici e vorrei citare lo splendido e mai banale Robert Downey Jr, troppo spesso solamente accostato al personaggio di Iron Man, ma quasi mai lodato per il suo essere poliedrico ed espressivo nei ruoli drammatici o particolarmente seri. La sua interpretazione del presidente dell'AEC Lewis Strauss, figura fondamentale della storia, artefice del processo, della revoca del nulla osta di sicurezza e del danneggiamento dell’immagine del fisico, è perfetta, terribilmente fredda e espressamente vendicativa. Una interpretazione da Miglior Attore non protagonista, in un film che a parer mio vedrà contendersi con l’inconfrontabile Barbie una grande quantità di statuette.







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