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"DallAmeriCaruso" di Walter Veltroni è un film da vedere, cantare e applaudire

Domenica 19 Novembre ho avuto il piacere di partecipare all'anteprima di "DallAmeriCaruso - Il concerto perduto" di Walter Veltroni, nelle sale dal 20 al 22 Novembre 2023; qui trovate il mio pensiero sul docu - film e su un artista che più di tutti ho tanto amato: Lucio Dalla.


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Ricordo molto bene il giorno della morte di Lucio, per me fu un vero trauma. E non meravigliatevi se ne parlerò d’ora in avanti come di un amico con il quale ho trascorso parte della mia vita, perché così è stato. Anche se non ho avuto il piacere di averlo visto dal vivo, in concerto o di persona, anche se ho vissuto solo una piccola parte della mia vita con lui ancora presente su questo mondo, sento nel profondo di poterlo considerare come un amico.


Ho camminato a lungo per le strade con Lucio nelle orecchie, come se stessimo facendo una chiacchierata intima in cui lui mi ha sempre detto delle cose, tante o forse troppe. Mi è stato di consolazione, motivo di palpabile allegrezza, con la sua ironia, irriverenza e sempre grande profondità. E forse la scelta che in questi mesi ho fatto, quella di far di Bologna la mia nuova città, non è casuale. Mi piace pensare che Lucio mi abbia un po' chiamato a casa sua, per farmi respirare quell’aria che lui ha tanto amato e cantato, ispirazione per tante canzoni di svariati autori. 

 

Oggi, camminando per le strade di Bologna, la sua musica nelle cuffie mi fa stare bene e più volte passando in Via D’Azeglio mi sembra quasi di vederlo quel piccolo folletto con gli occhiali ed il cappello, che con la sua voce ed i suoi testi ha incantato o fatto sorridere chiunque l’abbia mai ascoltato. 

 

Proprio a Bologna, al Pop Up Cinema Medica, mi sono imbattuto nell’anteprima italiana (in presenza di Veltroni, Cremonini, Antonacci, Morandi, amici e famigliari di Dalla) del film “DallAmeriCaruso – Il concerto perduto” di Walter Veltroni; stesso regista, stessa formula vincente del docufilm “Fabrizio De André e PFM - Il concerto ritrovato” uscito nel 2020, che riportava alla luce in video un concerto che chiunque, appassionato di musica come me, ha ascoltato su disco migliaia di volte.


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La storia di DallAmeriCaruso, parte quasi come quella di De Andrè – PFM: una sorta di scommessa. Da una parte il connubio cantautore – band prog rock, che poteva creare scalpore al solo pensiero nei puristi di quel tempo, dall’altra la scommessa di portare Lucio Dalla (e gli Stadio) in tourneè in America, con tappa al Village Gate di New York, club che dal 1958 portava nella grande mela artisti come John Coltrane, Jimi Hendrix, Bill Evans, Miles Davis, Nina Simone, Aretha Franklin, giusto per citarne alcuni.

 

Portare Dalla e la sua musica al Village Gate poteva sembrare forse al popolo americano abituato a pensare alla musica italiana come chitarra e mandolini, un grande azzardo. Ma Dalla era nato con il jazz, da ragazzino suonava il clarinetto incredibilmente, e anche in questo live sfoggia un assolo di sax che mi ha fatto rabbrividire. Infatti, senza il jazz, e il soul e il rhythm & blues, è impossibile capire Lucio Dalla, ammesso che sia veramente possibile farlo. 

 

Lucio, accompagnato dagli Stadio, allora suo gruppo spalla, capitanati da Gaetano Curreri, con il formidabile Ricky Portera alla chitarra, Aldo Fedele, Marco Nanni e il da poco scomparso Giovanni Pezzoli mettono sù un concerto, in un locale che per loro era un gran punto d’arrivo (Curreri dirà “la Mecca”) basato ovviamente sui grandi classici del bolognese, con un sound profondamente internazionale intriso da jazz, blues, rock, improvvisazioni continue e vocalizzi sorprendenti e divertenti. Lucio, con il suo inglese maccheronico, colpisce tutti, con la sua voce e i suoi musicisti stende qualsiasi pregiudizio e si erge, nel tempio del jazz e del soul americano, alla pari di chi lo aveva preceduto, con l’umiltà grandiosa che contraddistingue solo i veri grandi.



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Nota di merito, durante il concerto, oltre all’arrangiamento de L’ultima luna che all’inizio ricorda le sonorità inconfondibili degli Alan Parsons Project, e quello di Balla Balla Ballerino, è impossibile non citare l’assolo mostruoso di Ricky Portera, una delle più grandi chitarre rock della musica d’autore italiana, dove è possibile ascoltare la fortissima impronta di Van Halen, di cui Ricky ha portato tecniche e innovazioni in Italia alla fine dei ’70, su “Stella di mare”. (Provare qui sotto per credere)





A questa storia si intreccia l’intuizione di Veltroni, al quale ho avuto modo di stringere la mano in segno di stima, e la possibilità di complimentarmi sinceramente per il bellissimo lavoro e per la continua opera di ricerca e propagazione della musica e della cultura che grandi artisti come Dalla o De Andrè ci hanno lasciato (e che lui, in quanto regista, sta cercando di portare avanti), di intrecciare al video e all’audio restaurato del concerto, la storia di uno dei più grandi capolavori di Lucio: Caruso.

 

E non è di certo casuale quest’accostamento, se si pensa che il concerto live è uscito nel 1986, e che in quel disco è contenuta proprio Caruso. Nell’estate del 1986 Lucio si trova sul golfo di Sorrento con la sua barca ed è proprio di ritorno dal concerto al Village Gate di New York, dove ha registrato un album live che sarebbe dovuto chiamarsi “Dall’America”. A Lucio però tutto ciò non convinceva: all’album, infatti, manca ancora una canzone inedita, che riuscirà a scrivere solo dopo una serie di peripezie e fortunate casualità che partono con l’imbarcazione in panne tra Napoli e Sorrento, il soggiorno all’Hotel Excelsior nella camera dove nel 1921, aveva soggiornato Enrico Caruso, che ormai anziano e in fin di vita, secondo una leggenda di cui Lucio viene a conoscenza in quei giorni, si era innamorato di una giovane a cui insegnava musica. 

 

Finzione, fantasia e maestria, il racconto e i pensieri di Lucio, la camera e il fantomatico innamoramento di Caruso, si trovano tutti in quel brano che apre il disco del 1986: l’album più famoso di Dalla, capace di vendere, in varie lingue, più di 38 milioni di copie.

 

Attraverso il grande lavoro di Veltroni, i racconti di critici musicali e amici di Lucio ed in particolare quello di Angela Baraldi, a bordo di quella barca che fu costretta a sbarcare a Sorrento ci immergiamo nel processo creativo di un gigante della musica italiana. Siamo immersi nel mare di Sorrento, nell’atmosfera stupenda che influenzò così tanto Dalla, tanto da fargli arrivare in soli dieci minuti (così dice lui) l’ispirazione di quella canzone che stava cercando da tanto tempo.

 

Un film da vedere, da cantare e (aggiungo) da applaudire.


di Andrea Vena





 
 
 

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