Commenti a caldo: ESTERNO NOTTE (ore 01:28)
- Andrea Vena
- 25 ago 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Il mio pensiero sulla miniserie di Marco Bellocchio in onda su Rai 1
So per certo, l'ho vissuto e lo sto vivendo personalmente, che il solo avvicinarsi al caso Moro è una esperienza alquanto complessa e spinosa per i tanti, forse troppi misteri che la avvolgono ormai quasi da quarantacinque anni.
Ho letto le Commissioni di inchiesta, libri su libri ed ho cercato per cultura personale di trovare una spiegazione al sequestro e alla uccisione di Aldo Moro. Inutile dirvi che i tentativi sono stati vani, non tanto nel riconoscere le cause, che ormai sono note a tutti e che non partono dal 1978 ma da molto prima, quanto invece alla spiegazione di quello che in quei 55 giorni successe in Italia e nel Mondo, perché di Mondo si parla.

A me pare in maniera lampante che Bellocchio voglia esimersi dal realizzare il solito "compitino" sul caso Moro, che per un regista, oserei dire artista, della sua caratura potrebbe sembrare banale. Bellocchio fa una rilettura anche personale, prendendosi forti "licenze poetiche" perché il cinema fatto così a me sa di poesia. E vi parlo del discorso finale di Moro, quando il prete va a confessarlo. Moro sa di morire, lo sa fin dall'inizio e si rammarica, perché nel suo essere cristiano fino al midollo prova odio nei confronti di quei suoi pseudo amici che in quei giorni si sono rivelati nemici, quasi alleati di quella forza di estrema sinistra extraparlamentare e filo - marxista che erano le Brigate Rosse, che avevano rapito Moro. E da qui una forte e coraggiosa invettiva nei confronti di quella politica che non ha fatto niente per liberarlo; ma che anzi ha fatto tutto per lasciarlo morire. È la stessa politica che lo ha fatto sembrare pazzo davanti al mondo, con le ridicole insinuazioni sulla sua mancata lucidità all'interno delle lettere. Moro poco lucido, Moro pazzo è lo stesso Moro che della lucidità e dell'equilibrio aveva fatto la sua filosofia politica.
C'è Via Fani, avvolta da mille misteri, Via Gradoli (segnalata dalla fantasmagorica seduta spiritica in cui era presente anche il prof. Romano Prodi) una delle poche porte che nei giorni della prigionia non venne buttata giù e che venne successivamente scoperta a causa di un misterioso allagamento. C'è il falso comunicato, il n.7 che a prima vista poteva esser dichiarato falso (dato che il cerchio che avvolgeva la stella a cinque punte era incredibilmente grande rispetto a quello che le Br disegnavano con tranquillità con una 100 lire dell'epoca e parlava una lingua non idonea a quella dei precedenti comunicati). C'è il ruolo del papa, intimo amico di Moro dai tempi della FUCI e il ruolo dei politici: c'è Cossiga descritto come il vero pazzo, afflitto da problemi familiari, e psichici (tra cui bipolarismo e strani sbalzi d'umore) e quello che dorme sogni tranquilli, ossia Andreotti, personaggio del quale per discuterne ci vorrebbero giorni interi. E poi c'è la famiglia, la temeraria Noretta e Moro, un normalissimo uomo con le sue paure, le sue fobie, i suoi dubbi e le sue debolezze. Si perché Moro prima di essere un politico era un uomo. E come uomo, come amico prima che compagno di partito o esponente della DC non è stato tutelato. Porta il peso della Dc (come espresso in maniera eccellente, memorabile ed esemplare dalla scena della Via Crucis metaforica) che in quegli anni stava vedendo una crisi senza precedenti ed un aumento immane dei consensi al Pci con Moro che era il principale fautore del Governo Andreotti, che il 16 Marzo ottenne la fiducia alla Camera dei deputati, il quale governo era la prima vera esemplificazione del compromesso storico proposto su Rinascita nel 1973 da Enrico Berlinguer.

Bellocchio è dissacrante, suggestivo e stupendo da vedere, da ascoltare...i dialoghi, le parole sono forti e piene di grande coraggio. Una qualità artistica incredibile ed una narrazione potente pervadono il film che nonostante la lunga durata è un capolavoro, al dila di alcune incongruenze, che in un film possono essere concesse. Alla fine la scena della confessione prima dell'eucarestia è potentissima: "Sembra che siano tutti d’accordo a condannarmi a morte in un paese che non riconosce la pena di morte. Al di là del Paradiso e dell’Inferno, cosa c’è di pazzo nel non voler morire?”.

Alla fine la fatidica e famosa telefonata a Tritto, il ritrovamento del corpo, la lettera a Noretta (un colpo al cuore come sempre) e il memorabile discorso d'insediamento di Sandro Pertini. Non può che mancare la nota grottesca: Moro viene ucciso di nuovo: le sue volontà sul funerale non vennero rispettate dallo Stato. Cossiga divenne Presidente della Repubblica. Andreotti fu protagonista assoluto della politica italiana per tanti altri anni.
Guardatelo se non l'avete visto. #Esternonotte è strepitoso.
18 Novembre 2022







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